Evergreen Ever Given
paralizza il Canale di Suez
Dopo 6 giorni di blocco della circolazione navale sul Canale di Suez, dopo una mobilitazione internazionale per arrivare ad una rapida soluzione della vicenda, dopo una coda di 400 navi all’imbocco del canale, finisce un incubo per il commercio mondiale: la Ever Given della compagnia marittima EVERGREEN ha riacceso i motori.
La nave portacontainer IMO 9811000, classe 2018 e battente bandiera panamense, è ripartita attorno alle 03.00 PM di lunedì 29 Marzo, accompagnata dal suono delle sirene a testimonianza del successo delle operazioni.
Lunga 400 metri e larga 59 e pesante 200.000 tonnellate, senza considerare il peso del carico di 20.000 container a bordo, si era incagliata il 23 Marzo per cause ancora non chiare. Dalle prime ricostruzioni emerge che la nave sia stata investita da una tempesta di vento e sabbia che, facendola girare, l’ha spinta ad incagliarsi, con la prua affondata nella sabbia di una delle sponde. Non si è comunque escluso l’errore umano, anche se ai comandi della nave c’erano due piloti del Canale di Suez, esperti che conoscono bene quel corridoio d’acqua e sono abituati a farvi transitare quotidianamente grandi navi come la Ever Given.
Il primo e il secondo tentativo effettuati durante la notte tra il 28 e 29 per disincagliare la nave non sono andati a buon fine poiché il livello dell’acqua era insufficiente. Il canale di Suez infatti, a differenza di quello di Panama, non è regolato da chiuse che grazie alla bacinazione avrebbero contribuito in modo significativo alla liberazione della nave consentendo di intervenire sul livello dell’acqua.
Dopo i primi tentavi falliti, si è stimato che ci sarebbero potute volere anche settimane per il liberare il Canale di Suez che rappresenta uno snodo cruciale che collega il Mar Rosso al Mar Mediterraneo. Si è subito pensato alle ingenti conseguenze economiche del blocco del canale sul quale transita circa il 12% del commercio mondiale: tra le prime l’aumento del prezzo del greggio, ed a catena sui prezzi di commodities e spedizioni.
Di fronte a tali previsioni, molte delle compagnie avevano ordinato ad alcune delle loro navi di proseguire la rotta circumnavigando l’Africa. Utilizzare questa via aggiunge circa 6.000 miglia al viaggio e qualcosa come 300.000 mila dollari in costi di carburante per una superpetroliera che consegna petrolio dal Medio Oriente all’Europa, mentre i rincari crescono per navi che partono dal Nord-America o dall’Asia.
Una soluzione alternativa era stata individuata nell’alleggerimento del carico, per rendere le operazioni di disincaglio più efficaci. In realtà anche questo scenario avrebbe allungato di molto i tempi di ripristino nonché fatto innalzare enormemente i costi, richiedendo probabilmente l’impiego di grossi elicotteri da trasporto.
L’autorità egiziana che governa il Canale e l’armatore della Ever Given hanno ingaggiato i super esperti di SMIT Salvage, azienda di recuperi navali specializzata in missioni impossibili, tra cui dall’evacuazione e traino di grandi cargo durante le tempeste peggiori della storia al recupero del sottomarino nucleare russo Kursk affondato nel 2000, fino allo svuotamento, nel 2012, dei serbatoi della Concordia arenata all’Isola del Giglio. In soccorso sono arrivati altri rimorchiatori, trai quali l’italiano Carlo Magno.
Dopo giorni di tentativi, nel pomeriggio del 29 marzo, le manovre di sbocco ha successo: il picco di alta marea dovuta al plenilunio ed i rimorchiatori hanno strappato la prua della nave alla riva sabbiosa del canale. L’armatore comunica ufficialmente che “l’Ever Given naviga con i propri motori ad una velocità di 1.5 nodi”. Gli equipaggi di rimorchiatori e draghe esultano. Il traffico commerciale della zona può ripartire.